In una dichiarazione letta in una conferenza stampa dall’arcivescovo di San Salvador, Luis Escobar Alas, i leader religiosi hanno invitato le autorità a non permettere che la nazione si trasformi in una “grande prigione internazionale”.
“Siamo anche preoccupati per il fatto che Salvador accolga prigionieri provenienti da altri paesi, sia perché hanno commesso crimini gravi, sia perché sono migranti clandestini”, ha affermato il massimo rappresentante della fede cattolica nel paese.
A questo proposito, i media locali mettono in risalto una proposta del presidente Nayib Bukele al suo omologo venezuelano, Nicolás Maduro, che contempla il rimpatrio di 252 venezuelani detenuti in cambio del rilascio di altrettanti prigionieri in Venezuela.
Inoltre, la dichiarazione della chiesa si è concentrata sulla richiesta rivolta all’amministrazione Bukele di abrogare la legge che consente l’estrazione dei metalli. “La gente aspetta una risposta”, ha detto il prelato al governo.
Escobar Alas ha esortato i membri dell’Assemblea Legislativa ad abrogare la legge approvata lo scorso dicembre su proposta di Bukele. “Ascoltate la voce del popolo e non dimenticate che il nostro impegno è verso il popolo”, ha sottolineato nel suo messaggio ai parlamentari.
Il 18 marzo una delegazione di leader religiosi ha consegnato all’Assemblea Legislativa un pacchetto di 150.000 firme di fedeli e residenti salvadoregni, in cui si respinge lo sfruttamento minerario.
Le stime dei gruppi ambientalisti indicano che questa pratica colpirebbe circa quattro milioni di persone nel Salvador, un paese di 6,3 milioni di abitanti.
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