“Non ce ne andremo, non ce ne andremo, non ce ne andremo. Palestina è la nostra patria. È la terra dei nostri genitori e dei nostri nonni, e continuerà ad essere nostra”, ha affermato il presidente all’inizio del suo discorso davanti alla sessione plenaria dell’organismo delle Nazioni Unite, nella sua sede a New York.
“Se qualcuno deve andarsene, sono gli usurpatori e gli occupanti”, ha detto il presidente riferendosi ad Israele.
Abbas ha denunciato l’aggressione in corso contro la Striscia di Gaza, che ha descritto come un genocidio, uno dei crimini più atroci del nostro tempo.
Più di 41.000 palestinesi sono morti dall’inizio degli attacchi nell’ottobre dello scorso anno, altre migliaia rimangono sotto le macerie e più di 100.000 sono rimasti feriti, ha denunciato il presidente.
Centinaia di intere famiglie palestinesi sono state sterminate e cancellate dall’anagrafe, ha sottolineato.
Il leader palestinese ha sottolineato che le bombe sono state accompagnate da malattie, epidemie e dalla mancanza di medicine, acqua e cibo.
Più di due milioni di palestinesi sono stati sfollati più volte dalle loro case in quell’enclave costiera in cerca di sicurezza dalle operazioni dell’esercito, ha indicato.
“Fermate questo crimine, fermatelo adesso. Smettetela di uccidere donne e bambini. Fermare la guerra di sterminio. Smettere di inviare armi a Israele”. “Questa follia non può continuare”, ha sentenziato.
Abbas ha assicurato che il mondo è responsabile della situazione a Gaza ed in Cisgiordania.
Il presidente ha accusato il primo ministro Benjamin Netanyahu di approfittare dell’attacco di Hamas del 7 ottobre per “lanciare una guerra genocida globale nella Striscia di Gaza”.
Israele ha rioccupato il territorio e lo ha completamente distrutto, fino a farlo diventare un luogo inabitabile, ha avvertito.
Ha anche criticato gli Stati Uniti per aver bloccato tre volte i progetti di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedevano un cessate il fuoco immediato.
Durante il suo discorso, il massimo leader palestinese ha presentato una proposta in 12 punti per il dopoguerra e per portare avanti il processo di pace.
Tra questi ha citato un cessate il fuoco globale e permanente, un maggiore ingresso di aiuti umanitari nella Striscia, il ritiro militare completo di Israele, la protezione internazionale del popolo palestinese e la ricostruzione di questo territorio.
A ciò si aggiunge l’ingresso della Palestina nell’ONU come membro a pieno titolo, la fine dell’occupazione della Cisgiordania in 12 mesi e lo svolgimento di una conferenza internazionale di pace sotto gli auspici delle Nazioni Unite, che promuove la soluzione dei due stati.
Abbas ha anche chiesto un sostegno globale per la sua prevista visita a Gaza, che le autorità israeliane rifiutano di consentire.
“Vi chiedo di sostenere questa decisione attraverso una risoluzione internazionale al riguardo e di fare pressione sul governo occupante affinché non ostacoli i nostri sforzi”, ha sottolineato.
“Palestina sarà liberata e il nostro popolo continuerà a vivere nella terra dei suoi padri e dei suoi nonni”, ha concluso.
Roberto Castellanos Fernández, corrispondente di Prensa Latina in Egitto