giovedì 21 Novembre 2024
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La fame è esacerbata dai conflitti nel mondo

“La fame esacerbata dai conflitti nel mondo miete fino a 21.000 vittime al giorno, il che denota le carenze delle iniziative di pace”, considera Oxfam Intermón.

Ogni giorno tra le settemila e le 21mila persone muoiono per mancanza di cibo nei paesi dove si registrano scontri violenti, ha precisato l’organizzazione non governativa spagnola, membro della rete Oxfam, composta da entità provenienti da diverse parti del mondo.
Il dossier, intitolato “Food Wars” (Guerre alimentarie), esamina la situazione in 54 stati e conclude che la carestia non è solo una risposta alla distruzione della guerra: le parti in guerra usano il cibo come arma, lanciando attacchi contro le infrastrutture alimentari, l’acqua e l’energia e bloccando deliberatamente gli aiuti alimentari.
“In un mondo devastato dai conflitti, la fame è diventata un’arma letale di cui si avvalgono le parti, contraddicendo le leggi internazionali e provocando un aumento allarmante di morti e di sofferenze”, ha affermato Emily Farr, responsabile della Sicurezza Alimentare ed Economica di Oxfam Intermón.
Le attuali crisi alimentari sono in gran parte provocate: quasi mezzo milione di abitanti di Gaza e più di 750.000 in Sudan sono vittime concrete, spiega l’analista.
Inoltre, troppo spesso gli sforzi per raggiungere il consolidamento della pace e la ricostruzione postbellica cercano di incoraggiare gli investimenti esteri ed incentivare le economie basate sulle esportazioni.
Tuttavia, ha avvertito, le tendenze liberali in materia economica generano maggiori disuguaglianze e sofferenze e possono riaccendere i conflitti.
Non è un caso che siano i paesi ricchi di risorse naturali a soffrire spesso di guerre, sfollamenti e livelli di fame, la cui combinazione è letale, ha aggiunto Farr.
Inoltre, troppo spesso, gli investimenti privati nazionali ed esteri su larga scala “hanno aggravato l’instabilità politica ed economica di questi paesi, dove gli investitori prendono il controllo della terra e delle risorse idriche, costringendo la popolazione ad abbandonare le proprie case”, ha affermato.
Per spezzare il circolo vizioso dell’insicurezza alimentare e dei conflitti, ha raccomandato, i leader mondiali devono affrontare direttamente le condizioni che li generano: eredità coloniali, ingiustizie, violazioni dei diritti umani e disuguaglianze, invece di offrire soluzioni rapide.
Non possiamo porre fine al problema semplicemente iniettando investimenti esteri in questi paesi devastati, senza affrontare le vere cause delle profonde disuguaglianze, dei risentimenti generazionali e delle violazioni dei diritti umani che alimentano tali mali, ha concluso Farr.

María Julia Mayoral, giornalista di Prensa Latina

 

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